Psicologa e Psicoterapeuta Strategico
EMDR II Livello
Dott.ssa Miriam Di Ianni
ISCRIZIONE ALBO PSICOLOGI DEL LAZIO N. 23376
Dott.ssa Miriam Di Ianni
Il Mio Approccio
L’approccio strategico alla psicoterapia prende in esame come gli esseri umani si rapportino alla realtà e come questi ultimi si relazionino con il contesto e con gli altri. I divulgatori sono gli autori appartenenti alla scuola di Palo Alto, tra cui Paul Watzlawick e Milton Erickson, guidati da un approccio costruttivista della realtà, dove si abbandona una ricerca della verità oggettiva, favorendo l’osservazione della soggettività di ogni individuo, compreso il terapeuta.
Inoltre, a livello teorico c’è un recupero della visione olistica della persona e il ruolo attivo che ricopre nella costruzione della realtà. Pertanto, l’uomo è visto come costruttore di significati e l’ambiente come un universo di simboli ed esperienze. Il modello strategico dà una possibilità di lavorare in modo efficace e multidimensionale sull’individuo, sul gruppo e sull’organizzazione, perché lavora su più ottiche, non solo intra-individuale, ma anche inter-individuale e in modo sistemico. È focalizzato sulla modalità con cui una persona interagisce e ingloba l’altro nella propria realtà.
La realtà non è mai una realtà priori, ma una realtà conosciuta e creata dal singolo individuo. I ricercatori del Mental Research Institute si focalizzano su come le persone costruiscono i loro significati in interazione con il contesto e non sul perché lo facciano, attribuendo un pensiero soggettivo. L’approccio strategico si focalizza sul “qui ed ora”, utilizzando il sintomo e questo porta dei vantaggi, come:
- Efficacia, in quanto consente una rapida ristrutturazione dei problemi e dei sintomi;
- Economicità, in quanto più breve rispetto agli altri modelli;
- Flessibilità rispetto alle caratteristiche personali del terapeuta e del cliente (De Leo, 2003).
Questo approccio è stato proposto da grandi professionisti in Italia come Nardone, che ha sviluppato un modello di psicologia strategica caratterizzato dalla brevità degli interventi, con un focus attentivo ristretto e circoscritto al sintomo e all’utilizzo di protocolli. Nei quattro anni di scuola abbiamo fatto riferimento, in particolare, al gruppo di Palo Alto di M. Erickson e di G. Haley, imparando a valorizzare non solo il sintomo, ma la relazione con il paziente, intesa come motore del cambiamento, dove paziente e terapeuta co-costruiscono obiettivi da raggiungere, lo psicoterapeuta costruisce il piano d’azione in base alla persona che ha davanti al problema sul qui ed ora, adattando il modello a seconda della persona e del problema che ha davanti. Inoltre, il modello strategico per avere un ampio raggio di azione può utilizzare tecniche di altri approcci che possono favorire il cambiamento, che rimane l’obiettivo principale del trattamento. Quindi possiamo dire che la psicologia strategica evoluta valorizza la relazione terapeutica, il focus del trattamento sul cambiamento grazie alla costruzione di obiettivi personalizzati e focalizzati chiari concordati con il paziente, l’utilizzo di tecniche strategiche ben integrate con altre tecniche e l’integrazione di altri approcci affini. La terapia breve strategica integra diversi indirizzi metodologici, post- strutturalisti di terapia breve, quali l’approccio breve focalizzato sul problema, l’approccio breve focalizzato sulle soluzioni e l’approccio narrativo. Questa integrazione rende l’approccio strategico aperto al confronto, alla ricerca di soluzioni e cambiamenti. L’evoluzione dell’approccio sviluppa maggiori flessibilità attraverso la costruzione di obiettivi orientati a un consolidamento dei risultati rispetto alla personalità e ai problemi del paziente/cliente, in modo che il superamento del sintomo venga integrato nei processi di cambiamento e di attivazione delle risorse personali del soggetto. Su questa linea di flessibilità si offre, quindi, una prospettiva aperta e di sintesi, sia da un punto di vista teorico che di tecnica dell’intervento. L’Istituto integrato di ricerca intervento strategico IIRIS ha permesso di utilizzare, anche conoscenze e metodologie di approcci storici, ma diversi da quello strategico, confermando la tendenza di questo metodo porsi come approccio come quello che si costituisce sulla base degli obiettivi da raggiungere, non su una teoria da difendere. Il termine “evoluzione” identifica un processo e la necessità di cambiamento in funzione ai progressi della scienza con particolare attenzione alle neuroscienze. Gli aspetti fondamentali di questo processo evolutivo sono i seguenti. Il primo importante aspetto caratterizzante si può individuare nel focus del trattamento, Infatti, la psicoterapia strategica è evoluta come tutte le terapie, non usa l’analisi del profondo, ma si sofferma su un focus centrale. Il focus è individuabile attraverso un’analisi degli stili relazionali del paziente, delle dinamiche sottostanti che hanno generato il sintomo è dato vita al circolo vizioso.
- L’approccio strategico analizza che sintomi si generano all’interno del contesto in cui si vive la difficoltà, tale da bloccare il passaggio alla fase successiva. I sintomi compaiono quando c’è una deviazione o un’interruzione normale nello svolgimento del ciclo vitale. quindi il sintomo
è visto come il segnale che delinea la difficoltà dell’individuo nello stare in quella situazione e non riesce a uscirne. La psicoterapia ha successo quando riesce a far cambiare la vita di un paziente in modo tale che il paziente possa sfruttare al massimo le sue potenzialità ed evolvere nel processo del ciclo vitale. Il cambiamento può avvenire in modo graduale, con piccole e significative modifiche nello stile comportamentale, declinabile nella tendenza alla sfida all’ironia alla seduzione alla svalutazione all’aggressione all’evasione e quindi nello stile relazionale come dinamica di potere di dipendenza, di evitamento e di attaccamento.
La psicologia strategica evoluta non si esaurisce nella rottura del circolo vizioso, nell’individuazione delle tentate soluzioni che hanno cristallizzato il problema, ma prosegue nella fase di consolidamento del comportamento più funzionale al precedente, che consenta al paziente di ottenere ciò che la prima non raggiungeva faticosamente attraverso il sintomo. Il sintomo, perciò, ha una dimensione di utilità e di vantaggio attraverso cui il paziente si tiene in equilibrio garantendosi la sopravvivenza. Quindi, comporta dei vantaggi e rappresenta una strategia che risolve i problemi. Per cui, il terapeuta dovrebbe comprenderlo, anziché sconfiggerlo. La partecipazione del terapeuta è attiva perché si assume la responsabilità di influenzare le persone direttamente nel lavoro dello psicoterapeuta, con una spiccata propensione a favorire il cambiamento del paziente verso comportamenti più funzionali, all’interno di una relazione contenitiva ed accogliente. Quindi la relazione nella psicoterapia strategica è uno strumento centrale nel progetto di influenzamento terapeutico e di cambiamento. Un concetto molto importante è l’esperienza emozionale correttiva che spiega perfettamente il filo rosso che lega la psicoterapeuta strategico in chiave evoluta al paziente.
La relazione terapeutica diventa uno strumento di cambiamento attraverso il quale il paziente può esperire il proprio bisogno e il proprio conflitto originale all’interno della relazione di cura, che offrirà una risposta più favorevole al suo bisogno e genera forme di apprendimento sulle relazioni in generale. Questa esposizione in vivo del paziente consentirà al paziente di costruire un nuovo modo di narrare la sua storia e di sviluppare nuovi stili comportamentali e relazionali, perché la nuova esperienza di relazione consente la valorizzazione delle risorse del paziente e l’utilizzazione di tutto ciò che porta in seduta. All’interno di questa relazione, il paziente viene visto nella sua unicità, per cui sarà l’unico personalizzare il tuo trattamento. Nella psicoterapia strategica evoluta non c’è la regola di definire le sedute prestabilite, salvo rare eccezioni. Questo ha permesso una maggiore flessibilità e un minor rischio di dropout. Comunque, nella terapia breve strategica, c’è una partecipazione attiva del terapeuta, una definizione del focus centrale che diventa un obiettivo di lavoro. Emergono però differenze sostanziali dalla terapia breve, strategica, strong, ovvero la relazione terapeutica assume un ruolo centrale e diventa uno strumento. L’elemento temporale non è un fattore determinante del trattamento, come accade invece in molte terapie brevi e strategiche di matrice psicoanalitica.
La psicoterapia strategica evoluta si pone come obiettivo generale l’efficacia del trattamento più che la brevità dello stesso. La terapia diventa breve perché l’intervento è efficace e in grado di produrre l’effetto richiesto. Per “intervento efficace” si intende il trattamento che consente di avviare, nella prima fase della terapia, dei micro cambiamenti che donano al paziente una sensazione di benessere e una percezione di maggior controllo della situazione, della sua sintomatologia. Quest’ultima non se n’è andata, ma è cambiato il modo in cui viene percepito. Questo nuovo modo di percepire aiuta ad osservare, descrivere con occhi differenti il sintomo, partendo da punti di vista mai considerati prima. Quali sono le condizioni che rendono efficaci questo tipo di trattamento terapeutico. Come diceva Lazarus, “una terapia efficace richiede l’uso di tecniche appropriate dosate correttamente all’interno di un contesto caratterizzato da una relazione di fiducia e di cura. La relazione serve a educare, motivare generale, formulare, separare i problemi dalle soluzioni” (Lazarus, 2003). I prerequisiti di un intervento efficace sono dati dalla gestione del colloquio orientata alla ricerca dei cambiamenti. La valutazione è focalizzata sul paziente e non si basa solo sull’individuazione di una diagnosi, ma serve a capire se il paziente sarà in grado di affrontare una terapia con queste caratteristiche.
“Rendi cosciente l’inconscio, altrimenti sarà l’inconscio a guidare la tua vita e tu lo chiamerai destino.“
Dr. ssa Miriam Di Ianni
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